Ho
provato a raccontare
ciò
che il cuore mi sussurrava
ciò
che l’anima mi trasmetteva
e
ciò che il mio “IO” desiderava.
Nessuno
poteva ascoltare
tra
quei versi sordi e intrappolati
in
un foglio vuoto e ignoto.
Una
penna scorreva da sé
come
un fiume in piena
che
non incontrava argini
e
sfociava nel mare dei ricordi.
In
quel mare raggiungeva un’isola
su
cui portare in salvo il bagaglio della vita
che
non poteva essere distrutto
o
lasciato incustodito
perché
grande, ricco e prezioso.
La poesia ci appartiene perché viaggia nei percorsi della nostra vita ed è compito della penna incidere quei fogli che resteranno indelebili per sempre.
RispondiEliminaGiovanni Monopoli