venerdì 13 novembre 2015

NOI CHE




Noi che sogniamo al di là dell' orizzonte,
noi che desideriamo oltre ogni confine,
noi che cerchiamo dietro ogni scoglio,
noi che amiamo l'essere in due.
A noi che aspettiamo con pazienza,
a noi che sfidiamo la nostra resistenza,
a noi che scaviamo le nostre anime, 
a noi che proviamo la gioia e il dolore.
Per noi che lottiamo per la felicità,
per noi a cui non devono mancare forza e vitalità,
per noi che abbracciamo i cuori, le vite e la mente.
Tra noi sincerità e lealtà,
tra noi rispetto e fiducia,
tra noi emozioni e sintonia.
Noi che siamo semplicemente io e te.

mercoledì 4 novembre 2015

A' GEMM CU' U' RIZZ



Na' caldarrost cavt, cavt
s' llev a pellicc e cumenz a fumà.
Nu profum ca jiengh u' nas
e comm s' po' resistr?
T' scottn l' dict
ma je nu' sapor bell assajie.
So jun tir all'otre
chidd gemm marrun chius ind' a nu rizz,
l' pistidd e l' castagn du' prevt,
s ponn chjamà pur "caldalless" o "ballott"
e c' proprj vulìmm' esser
chijù elegann comm' ammertn
putimm dicer
ca n' piacn l "marron glace"
cchiju doc du' zuccher,
nnu gust ca jè nu spettacl.


martedì 3 novembre 2015

PARODIA "FEBBRILE"



Un' influenza così

non la sentivo da mai,

ma poi la febbre arrivò

e allora tutto crollò.

Volevo dire di "NO" 

quando la febbre arrivò, 

ma l'antibiotico era lì 

ed io (ahimè) gli dissi di "SI".

PUGLIA ... E BASTA!




Dimorando il tacco di un suggestivo stivale,
ne contemplo le bellezze e il colore speciale.
Bari, porto e mare
con Brindisi e Taranto, perle da coltivare.
Lecce, arte e cultura,
Foggia, bellezze e natura.
Dintorni caratteristici e pittoreschi
meritevoli di essere stampati su degli affreschi.
Gente gioviale,
terra ospitale,
feste, folklore
e tanto calore.
Storia antica e illustri personaggi,
rendono onore a luoghi e paesaggi.
Vita di sogni,
progetti e disegni,
veri bisogni
che lasciano i segni.
E perseverando ad osservare,
lo sguardo va oltre e continua ad assaporare.





domenica 1 novembre 2015

IL MANIERO



Il vermiglio acceso delle foglie
lungo il viale che portava a quel cancello,
un percorso pietroso che profumava di musco.
Un tappeto vellutato, verde cupo,
gocce di rugiada e lo scalpitìo di un passo incalzante.
Il maniero misterioso
con quelle grate massicce
che facevano da scudo alle finestre.
Maniglioni di bronzo,
panchine di marmo invecchiato,
fioriere di erica e rododendri
sporgevano da quei balconi perennemente serrati.
Davanti a quel magione
con gli occhi sbarrati, 
un fremito di trepidazione.
Voltarsi per tornare indietro, 
girare lo sguardo mirando ancora quei battenti mai aperti
e conservare ancora nella mente 
l'inspiegabile mistero della borraccina setosa.