Seduto sulla panchina,
io in piedi di fronte a te,
lasciai che il mio sguardo
incrociasse i tuoi due occhi cervoni.
Niente in quel momento
aveva più importanza
se non ascoltare, ascoltarti
e poi abbracciarti.
Le maestose colonne doriche
del Tempio che di Poseidone fu,
trionfavano dietro le nostre ombre
come confidenti e solenni guardie.
Il sole accecava gli occhi,
ma non distoglievo lo sguardo
dalla pagliuzza che si posava
sulle nostre lenti.
Improvvisamente lo squillo del telefono
interruppe inopportuno
l' incontro galeotto
e un velo di tristezza ci assalì.
Sento ancora il tuo profumo,
inconfondibile perché appartiene a te
furtivamente me ne sono impossessata,
lo riconoscerei tra mille.
Ho rivisto ancora quella panchina
quelle colonne
e lo stesso sole,
ma le due ombre non ci sono più.
Nessun commento:
Posta un commento